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Quando un viaggio viene raccontato non può più essere dimenticato, diventa altro … momenti di vita vissuti, il ricordo di quello che è stato lasciato e il desiderio di quello che vogliamo conservare … tutti questi attimi costituiscono la mia storia.
Nel Settecento quando i viaggiatori intraprendevano grandi viaggi e scoprivano nuovi mondi, scrivevano resoconti dettagliati che nel tempo si  sarebbero trasformati  in capolavori letterari. Si basavano sul principio che quello che percorrevano era un territorio inesplorato. I loro libri, come il Milione di Marco Polo, avevano il fascino della rivelazione.  Anche oggi quando andiamo lontano cerchiamo l’autenticità, e se non la troviamo,  ci accontentiamo ... almeno del locale caratteristico. Oggi d’ignoto c’è rimasto poco, è facile trovare mappe, foto e giudizi, resoconti dettagliati su quasi tutto quello che possiamo incontrare in quasi tutti i paesi.
A volte mi chiedo che spazio mi resta allora per raccontare una storia, o il viaggio stesso. Forse solamente una riflessione consapevole su cosa cerchiamo e su cosa troviamo. Molti trovano più interessante quello che scrivo rispetto alle mie foto... sono semplici immagini e non vogliono essere nient’altro. Le foto artistiche le lascio ad altri più preparati di me. La mia è una fotografia documentaria che cattura momenti reali vissuti da persone reali. Nessun giudizio, nessuna dimostrazione, solo un piccolo teatro di vita quotidiana, un caleidoscopio di sentimenti, di momenti sospesi e intimi nei quali ognuno se vuole può trovare un posto... che appartiene a tutti.



Siamo a Yerevan, cuore economico e culturale del paese.
Nata sulle ceneri della civiltà Urartu, questa piccola repubblica ex sovietica un tempo si estendeva per tutta l'Asia Minore fino al mar Caspio. I miei ricordi vanno immediatamente alla scrittrice australiana Colleen Mc Callough che descriveva  le imprese di  Gaio Mario, Lucio Cornelio Silla, Giulio Cesare in un susseguirsi di grandi battaglie contro i nemici di sempre : Mitridate ed il genero Tigrane. Due visioni del mondo che in queste terre entrarono in collisione dando vita a grandi battaglie e rovinose sconfitte.  Marco Polo, il più grande viaggiatore di tutti i tempi,  descrivere nel “Milione”  sterminate praterie dove gli eserciti tartari passavano l’estate, il Monte Ararat dove l’arca di Noè riposò dopo il diluvio, racconta di terre affacciate sul Mar Caspio dove le ricche forniture di nafta rendevano ricche e importanti le sue città. Nel 301 l’Armenia diventò la prima nazione ad adottare il cristianesimo come religione di stato. Cento anni dopo Mesrop Mashtots inventò l'alfabeto di 36 lettere con le quali Lord Byron, nel monastero Armeno di Venezia, tradusse la Bibbia.


Sono edifici figli di un amplesso tra la schizofrenia architettonica di stampo sovietico ed un'emorragia di cemento di stampo occidentale. Il vialone che dall’aeroporto attraversa la periferia confonde i condomini con le discariche in un susseguirsi  di casinò e locali notturni fino in centro.



...ma il centro è un altra cosa. Parchi, piazze lastricate, incantevoli edifici russi di un tempo che non c'è più rendono l'atmosfera rilassante e vivibile.




La Cascata, monumento per il 50° anniversario dell'Armenia sovietica.
Ospita una ricca collezione di opere d'arte e opere di Botero.






….. i musei, le mostre, le rappresentazioni teatrali, l'arte, sono sicuramente il modo migliore per capire le caratteristiche di un popolo con la sua cultura e le sue tradizioni, ma il limitarmi ad ammirarle e contemplarle non è più l’esperienza che voglio. Mi piacerebbe parlare con la gente, entrarci in contatto, cosa molto più difficile che visitare un museo.  Si impara molto di più sulla cultura del posto camminando tra la gente, partecipando ad un matrimonio, a un battesimo, visitando un luogo di culto o passeggiando per i mercati piuttosto che vagare nella routine dei musei.




"Esiste una definizione giuridica di genocidio, ed i massacri compiuti dal movimento nazionalista dei Giovani Turchi corrisponde a questa definizione..." così terminavano le conclusioni del mio viaggio in Turchia pubblicate nel 2006 ... ed ora sono qui, per chiudere quel finale.
E’  uno dei motivi della mia presenza qui in Armenia: il  Museo e Memoriale del genocidio armeno che ricorda lo sterminio tra il 1915 e il 1922 di 1.5 milioni di armeni.  Sono foto che illustrano con semplicità e coraggio uno sterminio sistematico che iniziò con i massacri del 1896 e del 1909 nel completo silenzio della comunità internazionale che sapeva... ma non disse nulla preferendo rimanere uno spettatore con le spalle girate.





Continuò con la deportazione nel deserto siriano di donne e bambini....



Qui viene anche ricordata le strage di Sumqayit, in Azerbaigian, che diede il via alla guerra nel Karabakh.  ... che dire, abbiamo la memoria corta e dimentichiamo facilmente, poi la natura e il tempo contribuiscono facendo valere i loro diritti aiutando a cancellare tutto.
Sono luoghi del silenzio che vanno affrontati in modo diretto senza drammatizzare. Io so cosa è successo, voglio parlare di loro in silenzio, cercando di andare il più lontano possibile....ed è questo quello che vedo. 










Questa è una storia di persone che non troverete nei libri di storia o raccontata sui mezzi di informazione... sono gli ultimi testimoni oculari in vita per ricordare a tutti il peso del tempo e la consistenza di quei giorni...  consapevoli di una libertà precaria presa con le unghie e che possono perdere di nuovo un giorno…..




La religione e la lingua rimangono i capisaldi di questa nazione. Nella loro austera bellezza, i monasteri e le chiese armene oggi sono le depositarie dell'arte e della cultura di questa nazione, nonostante una storia travagliata fatta di invasioni e genocidi. Siamo a Echmiadzin città santa, è il Vaticano della chiesa apostolica armena. Gli Armeni  credono nella sola natura divina del Cristo quindi vengono definiti monofisiti.



Monumento per la visita papale nel 2011, costruito in occasione della messa celebrata da Papa Giovanni Paolo II.


I khachkar che costellano questo spazio sono stupefacenti, ricamati nella pietra da mani ignote ma esperte. Assumono geometrie sacre … mi ricordano vagamente il mandala nepalese appeso in sala.



La cattedrale principale Mayr Tachar, scarna e triste con i suoi preti con la lunga barba nera e i suoi inconfondibili cappucci neri a cono. Nella parte posteriore è collocata la sala del tesoro. Qui sono custoditi la sacra lancia utilizzata per trafiggere il costato di Gesù sul calvario, frammenti della croce o dell'arca di Noè......basta crederci!





    
Chiesa di Surp Hripsine, l’interno è buio illuminato da piccole candeline infilzate sui vassoi ricoperti di sabbia mentre l’umidità trasuda dai muri. Costruita su una cappella in cui, secondo la leggenda, Hripsine, che si era rifugiata in Armenia per sfuggire al matrimonio con l'imperatore Diocleziano, fu uccisa per aver rifiutato di sposare Tiridate III e per rimanere fedele alla religione cristiana.






Rovine della chiesa di Zvartnots costruita intorno al ‘600 e distrutta trecento anni dopo da un terremoto. Oggi restano solo colonne scolpite ed una distesa di frammenti di pietra decorati.





...si può notare come le colonne abbiano subito l'influenza greco-romana.


La storia racconta che era una delle più belle cattedrali del mondo.


Tutto ebbe inizio qui a Khor Virap, dove san Gregorio Illuminatore, arrivato in Armenia per predicare il cristianesimo, fu arrestato su ordine del re pagano Tiridate III.





...e rimase in questo buco sotto terra per 13 anni,  del quale l’unico accesso era questa piccola botola.


" ..nel settimo mese, il diciassettesimo giorno del mese, l'arca si fermò sui monti dell'Ararat." Genesi 8.4.…


Il monte Ararat fu donato da Lenin ad Ataturk nel 1921 durante gli accordi tra i due paesi. Accordi che l’Armenia non riconosce in seguito al genocidio del 1915.  Oggi continua ad essere un confine chiuso dal filo spinato e torrette di guardia.


....è un semplice punto di vista, ma voglio essere chiaro in questo. Dopo tutto questo tempo costruito con il passare degli anni, vista la latitanza della comunità internazionali ad affrontare il problema, mi sento in dovere di condannare gli accordi del 1921e rivendicare a nome del popolo Armeno  il monte Ararat. Suonerà strano, qualcuno sorriderà nel sentire una rivendicazione del genere ed in più fatta da me che non conto niente in questo panorama… ma io che non conto niente,  qui in questa pagina rappresento e do voce a una coscienza collettiva di milioni di persone che condannano questo accordo. Se a distanza di quasi cent’anni anche solo una persona ha ancora il coraggio di ricordare  significa che fra cent’anni ci saranno altre persone che ricorderanno fino all’infinito il diritto di esistere e di rivendicare la terra delle loro origini qui in Armenia, ma esteso a tutti i popoli senza terra e senza patria… i Tibetani, i Palestinesi, i Curdi, ecc... Qui tutto ci riporta alla Bibbia, il posto dove si arenò l'arca e queste viti che secondo la leggenda furono piantate da Mosè.


Il complesso monastico di Noravank è un capolavoro dal punto di vista architettonico ed è stupendo per la sua incredibile posizione.



Un tempo al suo interno custodiva un frammento della Santa Croce di Cristo macchiata di sangue.



Interessanti lapidi scolpite con fattezze metà umane e metà leonine.



Sulla strada ci fermiamo a visitare un vecchio cimitero, ed incontriamo delle nonnine avvolte in scialli di lana che offrono le loro calze fatte a mano ... non mi sono mai piaciuti i cimiteri, ma trovo interessante il modo in cui una comunità ricorda i suoi cari...



Il caravanserraglio di Selim, risale al 1300.... chissà forse Marco Polo passò proprio da qui per raggiungere l'oriente … chi può dirlo?



IL Monastero di Sevan (Sevanavank) si trova in cima ad una collina ed offre una magnifica veduta del lago. Nel XIX sec. vi venivano inviati i monaci che avevano commesso infrazioni ed era un luogo severo e inaccessibile alle donne.




Il complesso di Akhtala del XIII secolo merita una fermata solo per le splendide incisioni e gli affreschi.







Il monastero di Haghpat è un vero e proprio gioiello e patrimonio    dell'umanità dall'Unesco nato intorno all'anno 1000. Le parole non bastano a descrivere l'atmosfera e la ricchezza architettonica, un'autentica espressione di tranquillità.





Il tutto circondato da numerose khatchkar.



Tecniche di costruzioni già viste in altre parti del mondo...


Monastero di Sanahin, affascinante complesso di edifici quasi ricoperti da muschio e vegetazione, ha un aspetto decadente che  assomiglia un po’ alla mia vecchia prof. di matematica ostica e severa. Ospita antiche tombe, cappelle annerite e gallerie un tempo utilizzate come scuole. Costruito intorno all'anno 1000 fu utilizzato anche come scuola di medicina.





Monastero di Haghartsin nascosto in un'incantevole foresta. Fu costruito intorno al XII secolo.



Interessante la meridiana.



il Monastero di Goshavank, situato nel villaggio di montagna di Gos, fu fondato intorno all'anno 1000. Comprende una chiesa grande e due più piccole. Si dice che prima che venisse  distrutta dall'esercito di Tamerlano nel XIII contenesse una biblioteca con 15.000 libri. Abbandonata, ripopolata e restaurata ripetutamente dà la sensazione che il tempo si sia perso tra queste pietre... Cammino su pietre che sono sopravvissute a secoli di invasioni... Pietre incise che raccontano di uomini riportandoli indietro da distanze enormi.... Pietre che hanno visto nel lento passare dei secoli il sacro e il profano confondersi all'infinito...




Alcuni Khatchkar, tra i più belli del paese.




Interessante questo vasto edificio costituito da pietre ciclopiche. Insolito per quell'epoca ....a meno che non lo si faccia risalire a molto prima...
che funzione aveva...chi l'ha costruito ...domande senza risposte... La sensazione che provo quando visito costruzioni di questo tipo è quella di sentirmi sospeso in punto imprecisato, dove spazio e tempo convergono in un corridoio privilegiato con in fondo una porta chiusa.



Il monastero di Saghmosavank risale al XIII secolo. Mi sforzo ma non riesco a ricordare niente di particolare di questo posto, sarà la stanchezza ma non mi trasmette niente … a volte capita.








Fortezza di Amberd, costruita su una piazzaforte Urartese a cavallo tra l’800 e il 500 a.C. era uno dei più importanti avamposti militari del regno armeno. Costruita a più di 2.300 metri con alte mura e torri tonde domina le vie di comunicazioni della pianura dell’Ararat. Ricostruita più volte in seguito all’invasione dei Selgiuchidi, conquistata dai Bizantini per poi essere riconquistata dai Selgiuchidi. I Mongoli la rasero al suolo intorno al 1200 anche se la storia scrive che rimase illesa alle loro incursioni, venne successivamente restaurata finchè con l’arrivo di Tamerlano fu abbandonata definitivamente.





Il monastero di Geghard è uno dei più belli dell'Armenia. Chiamato con il nome della lancia che trafisse Gesù, lancia che un tempo era custodita qui. E’  un complesso di tre chiese comunicanti scavate nella montagna, con tecniche di costruzione già viste ad Ellora in India e in Etiopia. Fu un luogo di cultura e rifugio per migliaia di anime. Oggi ci accoglie un senso di pace, che dura dal IV secolo epoca della sua fondazione.




Qui gli Armeni intonano le loro liturgie accompagnate dal rimbombo dei canti.



Sulle pareti i Khatchkar, le croci in pietra commemorative di forma rettangolare, onnipresenti in Armenia, si sfidano a colpi di complessità nelle trame.



Tempio ellenistico edificato da re Tiridate I nel primo secolo d.C.  dopo la conversione del paese al cristianesimo. Il tempio di Garni è dedicato a Mitra una delle divinità solari romane. Costruito su uno sperone di roccia  facilmente difendibile, in prossimità dell’ansa formata dal fiume Azat.   





Terme Romane coperte da una moderna struttura con all'interno i resti di un mosaico raffigurante la dea dell'oceano.



Le rovine della chiesa situata tra il tempio e le terme completano il complesso archeologico di Garni.


Il panorama è mozzafiato si affaccia sulla gola di Avan scavata dal fiume Azat. Colonne esagonali di basalto si stagliano contro il cielo in formazioni assurde.


La valle è tutta nostra, il sole picchia, l'acqua risponde alla luce con tonalità cristalline mentre colonne altissime di basalto esagonale sembrano inghiottirci.




In alto, sul dirupo, il tempio di Garni.


Questa è la storia di come finisce un viaggio, senza la pretesa di aver capito tutto e senza essermi sforzato di cercare spiegazioni più approfondite,  ma raccontando semplici impressioni... che forse è il modo peggiore di raccontare qualcosa....
Ringrazio Magda, Carletta, Dario, Cri, Alex, Mr. Olimpio e la carissima Shushan per avermi sopportato anche in questo viaggio.



Conclusioni:
Interessante la disquisizione creata intorno al perché di  questo viaggio e del significato intrinseco del viaggiare in genere, che merita una breve riflessione. La mia idea di questo viaggio e del viaggiare in genere va interpretata con  filosofia, come un atteggiamento verso la vita,   cose che non abbiamo o abbiamo perso... come i pellegrinaggi di un tempo, dove lo scopo era entrare in contatto con un mondo che avrebbe dovuto curare i mali interiori e partorire un io migliore.
 Forse ha ragione Michela quando pensa che  viaggiare sia semplicemente una questione di soldi e di tempo .... mentre Alberto vuole sentirsi libero ma non devono mancare gonnelline di paglia e mercatini locali. Matilde invece è alla ricerca di qualcosa ….. predilige luoghi nuovi carichi di storia e ricchi di tradizioni, cose che evidentemente ritiene importanti per la sua crescita.
Viaggiamo per tanti motivi, e ognuno interpreta il viaggio in modo da sentirsi libero anche se a volte partiamo da un presupposto sbagliato : pensiamo di lasciarci tutto alle spalle e reinventarci una vita in una breve parentesi. Purtroppo siamo quello che siamo e  viviamo in una società  con le sue regole di vita  preconfezionate. Per questo tendiamo ad  innervosirci  per delle sciocchezze e non riusciamo a rilassarci o trovare la giusta dimensione :   traffico,  rumore, la troppa gente…ci urtano.  La libertà è uno stato mentale e non dipende da schemi preconfezionati. Possiamo sfruttare la nostra libertà in genere, e nel viaggiare in particolare, solo se riusciamo a conservarla e coltivarla un po' tutti i giorni, in modo che quando partiamo ce l’abbiamo dentro e possiamo godere dei suoi frutti. Viaggiare è un’arte e lo facciamo per trovare quel qualcosa che ci è necessario come la libertà di Alberto ma ci serve anche a soddisfare i nostri bisogni interiori come Matilde, pur sapendo che  possono esserci solo un paio di luoghi imperdibili al mondo, ma forse nessuno di questi è quello che cerchiamo in quel momento e stare sotto l'ombrellone in qualche spiaggia caraibica a volte può farci sentire a disagio invece di farci rilassare come una camera vista mare a volte non basta a farci sentire liberi.
Silvia ha ragione quando scrive che non è “ il viaggio della vita ”,
eppure in Armenia ho trovato qualcosa... che voglio conservare…